Nella nostra rubrica “Doppia Visione” parliamo oggi di un film osannato dalla critica e considerato da molti un vero e proprio oggetto di culto “La casa dalle finestre che ridono”. Il film di Pupi Avati del 1976 che volevo vedere da tempo mi ha lasciato non dico indifferente, qualche spunto qua e là si trova, ma non mi ha né inquietato né spaventato anzi per molti versi mi ha infastidito.
In un paese sonnacchioso della provincia ferrarese arriva il giovane restauratore Stefano (Lino Capolicchio). Si deve occupare di un affresco presente nella chiesa principale raffigurante un San Sebastiano non tradizionale, il martire è colpito da pugnalate e non da frecce. L’autore è il pittore Buono Legnani morto suicida un ventennio prima e circondato da una fama sinistra. Quasi immediatamente il protagonista inizia a ricevere delle telefonate minatorie e l’amico che l’aveva raccomandato per il lavoro precipita dalla finestra dell’albergo del paese.
Incurante di questa violenta morte il giovane si mette in testa di indagare più a fondo entrando in contatto con personaggi inquietanti e viscidi che hanno evidentemente qualcosa da nascondere e custodiscono segreti indicibili.
Quindi se dovessi scegliere un paio di aggettivi per descrivere questa pellicola horror che rasenta il ridicolo direi ovvia e banale. Si salvano gli interpreti e l’efficace atmosfera opprimente.
Paola Di Lizia
L' HORROR DI PUPI AVATI
E invece a me questo assurdo film di Pupi Avati è piaciuto parecchio. E come horror, devo ammettere, che ha fatto quello che doveva fare...terrorizzarmi. L'atmosfera soffocante, quei personaggi ambigui, carichi di orrore che ruotano intorno al malcapitato protagonista fanno ribrezzo ma stranamente mi attraggono. Il regista conduce lo spettatore fino a un punto di non ritorno, è solo un brutto sogno in fondo, oppure no, una cosa è certa il risveglio ahimè non è mai piacevole. Stessa sensazione l'ho provata anni dopo nel vedere un altro film horror di Avati “Il signor Diavolo” del 2019. Il regista affida spesso un ruolo principale alla campagna, poco bucolica e molto tossica, quasi malarica e sempre nemica dell'uomo. In lei cerca rifugio il restauratore Stefano, senza però trovarlo. In preda alla disperazione, rimbalza come una pallina da flipper tra i luoghi solo all'apparenza amici, la campagna, la chiesa, il comune, sperando in un possibile aiuto che mai arriverà. Sarà per quei personaggi ambigui, infidi e assurdi, primo tra tutti il perverso pittore Buono Legnani, la cui tremenda voce tormenterà il povero Stefano e anche voi cari lettori, Coppola (Gianni Cavina) lo scemo del villaggio che poi tanto scemo non è, il quieto parroco Don Orsi (Eugene Walter) o sarà per quella strana casa da cui il film prende il titolo ornata di grandi bocche che ridono sarcastiche come quelle di un clown o che ammiccano lussuriose come quelle di una prostituita, sta il fatto che questo film è con il tempo diventato un cult a tutti gli effetti capace di rispolverare le paure più nascoste e di non farci dormire tranquilli. Vedetelo
Stefania Viceconti
Titolo: La casa dalle finestre che ridono
Anno: 1976
Regia: Pupi Avati
Interpreti: Lino Capolicchio, Francesca Marciano, Gianni Cavina, Vanna Busoni, Pietro Brambilla, Eugene Walter, Tonino Corazzari