TRADIMENTO E DISPERAZIONE
Ecco un altro film da inserire tra i nauseabondi…film che in un modo o in un altro non ci sono piaciuti, anche se hanno riscosso un gran successo. C'è sempre qualcosa che non va, che anche se piccola, rovina alla fine tutto e così il film finisce in questa scomoda rubrica. Stavolta tocca a "I giorni dell'abbandono" di Roberto Faenza. Visto due volte e devo ammettere che la seconda mi ha spinto a qualche riflessione in più e a guardare la protagonista con maggiore riguardo. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Elena Ferrante, solo una donna poteva descrivere in maniera così dettagliata il senso di disperazione di un'altra donna abbandonata dal proprio marito. Si perché è questo il tema che il film affronta il tradimento e le sue conseguenze. Olga (Margherita Buy), madre di due figli, viene lasciata dal marito Mario (Luca Zingaretti). Gelido, superficiale, crudele ogni aggettivo calza alla perfezione per il discorsetto di addio. Sgomento sul viso quasi rincretinito di Olga e faccia da culo…lui. Così in pochi minuti tutto finisce.
E ora? Per la donna comincia una discesa agli inferi e ahimè non solo per lei! L'ambientazione, le atmosfere, il mondo in cui la nuova Olga, la tradita si muove, è esageratamente esasperante e rischia di diventare insopportabile agli occhi di chi guarda. La stessa Olga che tutti noi dovremmo guardare con comprensione e compassione si trasforma in un' irritante donna dalla cui parte non so quanti si schiererebbero. Sull'orlo del precipizio lei, offesa, non può fare altro che cadere e in questa interminabile caduta libera trascina tutte le persone che le stanno vicino. Nel tritacarne alla fine finiscono tutti. I figli, ancora piccoli, sono ora troppo impegnativi, fastidiosi e ingombranti, la madre prima solo noiosa e sciocca si trasforma in una nemica da avversare e accusare. Persino il bellissimo cane di famiglia, a causa della ingiustificabile sbadataggine della donna, morirà tra atroci sofferenze. Il processo di devastazione che l' attraversa e che il regista ci illustra in maniera fin troppo dettagliata, angoscia, innervosisce e mammamia quanto annoia. Olga travolge tutto e tutti nel suo delirio. E anche il marito, vuoi o non vuoi, ne resterà coinvolto ma alla fine a nessuno importa di un traditore!
Il dolore in cui la donna si crogiola è uno scudo che la protegge in qualche modo dalla realtà. Non ha più tempo per nessuno, non vuole più ascoltare nessuno, il suo dolore viene prima di tutto e lei lo nutre, è linfa vitale, l'unica cosa che, paradossalmente, le permette di andare avanti. Unico faro, la sua amica Lea (Gea Lionello), lei rappresenta la razionalità di chi vede la realtà perché non è coinvolto. Lea la invita a guardare in faccia la vita senza Mario…con coraggio. In questa tempesta di emozioni, fin troppo marcate credetemi, fa capolino Damian (Goran Bregovic) un vicino di casa, un timido musicista. Lui è una possibile via d'uscita dal tunnel di disperazione, una conferma alla propria femminilità tradita. Anche in questo rapporto però Olga annaspa e ancora ci esaspera. Al termine di questa corsa frenetica, tiriamo tutti un sospiro di sollievo e Olga, come era prevedibile, ce la farà. Si ma lo spettatore ce la farà? Io sono riuscita, con fatica, a arrivare fino alla fine…magari per voi cari lettori sarà più facile. Chissà! Anche per questo film…addolcisco la pillola con un encomio ai due protagonisti, Margherita Buy e Luca Zingaretti nel ruolo della tradita e del traditore sono inattaccabili.
Anno: 2005
Regia: Roberto Faenza
Interpreti: Margherita Buy, Luca Zingaretti, Goran Bregovic, Gea Lionello, Gaia Bermani Amaral