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    Il Ponte sul Fiume Kwai

    07-10-2021 18:27

    Paola Di Lizia

    FILM,

    Il Ponte sul Fiume Kwai

    Faccio una premessa: non amo particolarmente i film di guerra, con delle eccezioni naturalmente - Apocalypse Now per nominarne uno -, ma questa pellic

    UN INGLESE, UN GIAPPONESE E UN AMERICANO...

    Faccio una premessa: non amo particolarmente i film di guerra, con delle eccezioni naturalmente - Apocalypse Now per nominarne uno-  ma questa pellicola, vincitrice di una manciata di oscar e presente in tutte le liste di argomento cinematografico che si rispettino, non è un susseguirsi di battaglie e scene d’azione, ma prende a pretesto le vicende belliche per raccontare qualcos’altro.

    1943, Sud -Est Asiatico. Un campo di prigionia. Tre protagonisti principali, tre modi diversi di affrontare la vita in tempi di guerra. Shears (William Holden), è un pragmatico   ufficiale della marina statunitense che cerca ostinatamente un modo per fuggire, il colonnello Saito (Sessue Hayakawa), dirige con nipponico rigore il campo, il colonnello britannico Nicholson (Alec Guinnes), ultimo arrivato, rifiuta categoricamente di concedere il permesso ai suoi ufficiali di lavorare alla costruzione del ponte appellandosi alla convenzione di Ginevra. Alla fine dopo avere passato giorni di isolamento, convince Saito ad affidargli la costruzione del ponte non sapendo, il misero, che i suoi compatrioti stanno complottando per farlo saltare.

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    Nei 241 minuti di durata, niente in confronto delle quasi 4 ore di Lawrence d’Arabia sempre di David Lean, il regista dà un altro significato al modo di dire “avere una cura maniacale”: infatti l'infaticabile Lean, nonostante la location scelta (la giungla di Ceylon un posto notoriamente caldo e umido), è disposto a prendersi ore ed ore solo per una singola inquadratura e a percorrere centinaia di chilometri per catturare una luce crepuscolare che lo soddisfi.

    Non a caso il film si chiude con le parole: “Pazzia…pazzia!”, riferite probabilmente ai tre protagonisti: per il britannico la follia è da ricercare nella sua risolutezza nel voler realizzare il ponte a qualsiasi costo, il che lo rende un personaggio piuttosto antipatico che ha, a mio parere, poche qualità di redenzione, per lo statunitense invece la pazzia è rappresentata dal fatto che è costretto a tornare nella giungla per aver celato la sua identità, infine per il nipponico la follia sta nel dover farsi da parte e nel consegnare completamente la costruzione dell’artefatto nella mani degli inglesi che vantano una presunta superiorità.

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    Come già accennato, dunque, la pellicola invece di prendere posizione pro o contro la guerra preferisce focalizzarsi, riuscendoci, su come gli individui reagiscano, nel bene o nel male, in una situazione precaria e pericolosa lasciando così allo spettatore ampio spazio di riflessione più che sul come sul perché di certi comportamenti.

    Titolo originale: The Bridge on the River Kwai

    Anno: 1957

    Regia: David Lean

    Interpreti: William Holden, Alec Guinness

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