LA DONNA VENUTA DAL MARE
Questo film del 1987 diretto da Gabriel Axel, vincitore dell’Oscar per miglior film straniero e tratto da un racconto di Karen Blixen, non ha perso un’oncia di quell’incantamento lieve e profondo che possiede da più di trent’anni. Non esito a dire che l’ho sempre annoverato tra i miei film “del cuore” anche se al centro della narrazione c’è una prosaica e luculliana cena.
Seconda metà dell’Ottocento, in un isolato villaggio dello Jutland vivono due anziane sorelle, Martina e Philippa, figlie di un padre severo che ha impedito loro, entrambe dotate di bellezza e talento, di farsi una vita lontano da lui. La loro quieta routine quotidiana viene interrotta dall’arrivo di Babette (Stephane Audran) una donna fuggita da Parigi in seguito ai disordini della Comune e in cerca di rifugio.
Le due donne, profondamente compassionevoli, grazie all’intercessione di un vecchio amico di famiglia, la accolgono in casa. Babette che ha vinto una considerevole somma alla lotteria spende tutti i suoi denari per preparare una raffinata cena per la comunità che l’ha così benevolmente ospitata.
A differenza di molti film che hanno il cibo come elemento portante, il Pranzo di Babette più che farti venire appetito ti fa riflettere su questioni filosofiche e spirituali. La semplice trama e la breve durata della pellicola, infatti, fanno somigliare la narrazione ad una favola o meglio, ad una parabola. La preparazione del lauto pranzo va di pari passo con le conversazioni che si svolgono tra i convitati riuniti intorno al desco. Lentamente tutti gli attriti si attenuano, lo scetticismo lascia il posto all’ottimismo e quando ci si alza dalla tavola – o si conclude la visione - si è soddisfatti non perché si è “volgarmente” riempita la pancia, ma perché si è acquistata una nuova consapevolezza di sé e degli altri.
Titolo originale: Babettes gæstebud
Anno: 1987
Regia: Gabriel Axel
Interpreti: Stéphane Audran, Birgitte Federspiel, Bodil Kjer