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    RIFIFI'

    18-07-2021 13:11

    Paola Di Lizia

    FILM, Jules Dassin,

    RIFIFI'

    Parigi, prima metà degli anni Cinquanta. Un disilluso cineasta statunitense, Jules Dassin, esiliato dalla mecca del cinema perché finito in quella bol

    E IL FILM-RAPINA FU!

    Parigi, prima metà degli anni Cinquanta. Un disilluso cineasta statunitense, Jules Dassin, esiliato dalla mecca del cinema perché finito in quella bolgia infernale chiamata Maccartismo, girovaga per le strade della Ville Lumière, non lavora da quattro anni e il dissesto finanziario è vicino. Poi gli viene offerta un’occasione: adattare per il cinema un romanzo di Auguste Le Breton sulla mala francese. Non ne è entusiasta, ma d’aria non si campa e si mette all’opera.

    Girato con “soli” 200.000 dollari, la pellicola ha come protagonista Tony “il laureato" Jean Servais), un malinconico criminale, piagato dalla tubercolosi, impulsivo e vendicativo, ma con un particolare senso dell’onore che esercita soprattutto nei confronti dei suoi pari: i ladri.

    Dapprincipio intenzionato a ritirarsi, riprende quasi subito le cattive abitudini quando due suoi ex compari di malefatte Jo “lo svedese” (Carl Moehner) e Mario (Robert Manuel) gli propongono di rubare dei diamanti. Ma perché limitarsi a pochi “spicci”, se con la giusta organizzazione, si può avere tutto il malloppo puntando alla cassaforte?

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    Detto fatto. Alla combriccola si unisce un esperto scassinatore cioè Cesare “il marsigliese” (in originale è “il milanese”, ma l’italica censura ne è stata turbata ed ha preferito un soprannome autoctono), interpretato dallo stesso Dassin. I quattro pianificano il furto nei minimi dettagli.

    Il colpo in realtà è un vero e proprio colpo di genio cinematografico: una sequenza di circa mezz’ora, posta a metà film, priva di qualsivoglia dialogo. Il silenzio è pressoché assoluto, interrotto soltanto dal respiro accelerato dei protagonisti, da quieti rumori di martello, da scoppi di tosse soffocati. Con pochi tocchi e con l’aiuto dell’espressività degli interpreti, il regista confeziona una perfetta suspence facendo tornare il cinema alla sua essenza: l’immagine in movimento.

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    La rapina è riuscita, il bottino è sul tavolo, una favolosa ricchezza è a portata di mano, è sufficiente per loro resistere ancora per un po’ alla tentazione di spendere e spandere e la faranno franca. Tutto è bene, quello che finisce bene? Nemmeno per sogno! Cesare, inguaribile donnaiolo, regala alla sua “bella” del momento, ballerina nel locale dell’acerrimo nemico di Tony, un anello che non passa inosservato. Idea balzana che manderà a rotoli tutti i progetti dei criminali e li porterà, uno dopo l’altro, alla morte.

    Film noir, considerato dai più come una, anzi come LA pietra miliare del genere, in cui naturalmente la violenza la fa da padrona, ma la brutalità non viene esaltata, viene invece trattata quasi con pudore, tutte le sparatorie, infatti, avvengono fuori schermo. Decisione presa per evitare la mannaia della censura? Forse. Per me scelta stilistica e creativa che pone l’accento su chi compie il delitto piuttosto che sull’azione stessa e che dà spessore e profondità ai protagonisti.         

    Titolo originale: Du Rififi Chez Les Hommes 

    Anno: 1955

    Regia: Jules Dassin 

    Interpreti: Jean Servais, Carl Möhner, Robert Manuel

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