L’UOMO E LE SUE MASCHERE
Mi chiedo se Vince Gilligan e Peter Gould si siano mai imbattuti nella figura manzoniana di Azzeccagarbugli, perché l’avvocato James McGill poi conosciuto come Saul Goodman, uno dei protagonisti di Breaking Bad che si è guadagnato una serie tutta sua ora giunta a una conclusione, ne ha alcune caratteristiche: truffaldino, disonesto tra i disonesti, manipolatore, ma con buona pace dei devoti del romanziere milanese, Jimmy/Saul/Gene è molto più di questo.
In principio fu una battuta rivolta a Walter e Jesse – protagonisti di Breaking Bad di cui Better Call Saul serve sia da sequel che da prequel – “…è stato Ignacio…vi manda Lalo?...” da questa piccola frase sono partiti i due creatori di uno dei prodotti televisivi più importanti degli ultimi anni ed è così che facciamo la conoscenza dell’appariscente e scaltro avvocato Goodman (Bob Odenkirk) con una predilezione per completi e cravatte sgargianti. Anche se Better Call Saul non ha superato in popolarità la serie madre, ne ha certamente conservato l’altissima qualità in termini di recitazione, regia e soprattutto di sceneggiatura con una certosina attenzione ai dettagli che ai più fa gridare al capolavoro.
L’intenzione degli autori è stata quella di farci capire come il legale preferito da ogni tipo di criminali di Albuquerque, New Mexico inizialmente fosse un uomo di tutt’altro genere – anche se la tendenza all’imbroglio lo aveva sempre avuto guadagnandosi in gioventù il soprannome di “Slippin’ Jimmy” – il nostro protagonista infatti durante le prime stagioni cerca disperatamente di seguire la retta via laureandosi e facendo il collaboratore nello studio del fratello Chuck (Michael McKean) dove incontra la collega e futura “partner in crime” Kim Wexler (Rhea Seehorn), ma l’incontro con Ignacio “Nacho” Vargas (Michael Mando) e conseguentemente con il clan dei Salamanca – Tuco, Hector e il più pericoloso di tutti Eduardo detto Lalo, un meravigliosamente mefistofelico Tony Dalton – risveglieranno in lui, sia per istinto di sopravvivenza che per una naturale inclinazione verso il mondo criminale, il vecchio architetto di elaborate truffe facendolo diventare Saul Goodman a tutti gli effetti.
Sarà però la sua nemesi Walter White ad esasperare quelle caratteristiche negative già ampiamente presenti nell’animo di Saul: arroganza, narcisismo e avidità troveranno terreno fertile nell’impresa del modesto professore di chimica diventato potente e temuto narco-trafficante e quando tutto andrà in rovina sotto il peso della verità Jimmy/Saul assumerà una nuova identità quella di Gene Takavic triste e solitario responsabile di una pasticceria in quel di Omaha, Nebraska. Nonostante la paura di essere riconosciuto, il nostro riuscirà a tenersi lontano dai guai e a non ricadere negli antichi vizi? Per quelli che pensano che se si nasce tondo non si può morire quadrato, il finale di questa serie dà una risposta che a qualcuno può sembrare consolatoria, ma che a mio parere chiude perfettamente la storia di un personaggio (molto) “difettoso” a cui, nonostante tutto, nel corso di sei stagioni e 63 episodi non si può far altro che voler bene.