O DELL'AMBIZIONE
Dopo quattro stagioni ci dice addio Ozark. Ci mancherà? La possiamo fin da ora annoverare tra le serie più importanti degli ultimi anni? La risposta è sì, nonostante l’ultima stagione ci abbia lasciati con qualche interrogativo di troppo e qualche sbavatura nella scrittura pressoché perfetta ci impedisca di farla entrare nell’olimpo delle serie perfette facendola fermare qualche gradino sotto il podio, ma sono difetti perdonabili a fronte di uno show che ci ha regalato personaggi che a lungo resteranno nella nostra memoria. Tutto era iniziato nel 2017 quando Ozark faceva il suo debutto in sordina su Netflix paragonato immediatamente a Breaking Bad partendo da simili premesse. Anche qui abbiamo un uomo ordinario, il consulente finanziario Marty Byrde (Jason Bateman) che si ritrova per una serie di circostanze, a dover riciclare denaro sporco per un cartello messicano e a trasferirsi da Chicago al territorio dello Ozark in Missouri insieme alla sua famiglia: la moglie Wendy (Laura Linney) e i figli Charlotte e Jonah che vengono messi al corrente, senza tanti giri di parole, del vero motivo dietro il loro improvviso trasloco.
Da qui in poi il clan dei Byrde diventa vieppiù invischiato nelle trame criminose del boss Omar Navarro mettendo a tacere la propria coscienza in svariate occasioni, soprattutto per quanto riguarda Wendy che si trasforma da madre disposta a tutto per difendere la propria famiglia ad un’implacabile Lady Macbeth che non arriva mai ad un vero momento di catarsi o di redenzione. Vede sì le sue mani sporche di sangue, ma la consapevolezza del male fatto viene presto sacrificata all’altare di un’ambizione sfrenata, aiutata in questo dalla mente calcolatrice di Marty che nella stagione finale abbraccia il suo lato oscuro trasformandosi da burattino in burattinaio.
Certo i Byrde non sono circondati da stinchi di santo partendo da un’altra famiglia, quella dei Langmore della quale il componente più incisivo è Ruth (Julia Garner) che ha imparato sin da giovanissima a destreggiarsi in un contesto degradato e criminale avendo dalla sua un’intelligenza pronta che la fa diventare col tempo complice e poi “nemica” dei Byrde essendosi alleata con Darlene Snell (Lisa Emery) che con la sua spietatezza assurge ad uno dei migliori “cattivi” della serialità in uno show poi in cui il più pulito c’ha la rogna e che non risparmia nemmeno le non integerrime forze dell’ordine dallo sceriffo di contea all’FBI.
Tutto oro quello che luccica dunque? Non proprio. L’aggiunta nell’ultima stagione di quattro puntate alle canoniche dieci, invece di consentire agli autori di tirare le fila di tutte le numerose linee narrative ha contribuito a creare dei buchi nella storia e il ritorno di alcuni personaggi mi hanno lasciata piuttosto perplessa, come mi ha lasciata perplessa un finale sospeso che non ha portato ad una vera chiusura, ma che ha lasciato troppo all’immaginazione dello spettatore su quale possa essere il destino e il futuro della famiglia Byrde.
Detto questo Ozark certamente rimarrà negli annali non foss’altro per l’eccellente lavoro fatto dagli attori dai veterani Bateman e Linney all’esordiente Garner. È grazie a loro e alla capacità di aver trovato un modo per rendere la discesa agli inferi di una famiglia ordinaria in qualche modo avvincente ed imprevedibile che ricorderemo a lungo l’odissea criminale di Marty e Wendy.