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    AVATAR

    29-12-2021 12:13

    Paola Di Lizia

    FILM, NAUSEABONDI,

    AVATAR

    L’adagio “la prima impressione è quella che vale” potrebbe essere stato coniato appositamente per l’osannato Avatar, ultima fatica di James Cameron ce

    LA FIERA DELLE BANALITA'

    L’adagio “la prima impressione è quella che vale” potrebbe essere stato coniato appositamente per l’osannato Avatar, ultima fatica di James Cameron certamente non uno dei registi più prolifici della storia del cinema – nel suo carnet ci sono “appena” 8 film realizzati in poco meno di trent’anni. E la mia prima impressione, confermata da una recentissima seconda visione della pellicola, non è positiva, tutt’altro. L’irritazione che ho provato in sala poco più di un decennio fa è la stessa del 2021.

    Da cosa deriva questa mia idiosincrasia per questo film che ha ricevuto lodi sperticate sia da parte della critica che degli spettatori? Iniziamo dalla storia.

    Il tempo: decine di anni nel futuro. Il luogo: il pianeta Pandora (sic!). I protagonisti: l’eroe (Jack Sully ex marine disabile interpretato dallo scialbo e a-carismatico Sam Worthington), la scienziata (Grace Augustine a cui dà corpo una svogliata Sigourney Weaver), il cattivone (il colonnello Miles Quaritch incarnato con militaresca perfidia da Stephen Lang), il popolo oppresso dei Na’vi con particolare riguardo alla tribù dei Omaticaya guidati dalla principessa Neytiri (Zoe Saldana), vari ed eventuali personaggi sacrificabili.

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    Da questo scarno elenco si capisce che la narrazione procede per stereotipi e che può essere riassunta in questo modo: in una galassia lontana lontana (già sentito?) c’era un pianeta popolato da una rigogliosissima e smisurata flora e fauna – una parte del mio cervello grida: Jules Verneee! – ed abitato da “selvaggi” esseri blu alti circa tre metri (evidentemente non i puffi) con la loro lingua, usi e costumi che ricordano stranamente quelli dei nativi americani e che hanno avuto l’ardire di insediarsi su un enorme giacimento di unobtainium materiale rarissimo sulla Terra che fa gola alla compagnia mineraria RDA.

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    Naturalmente gli indigeni devono sloggiare con le buone o con le cattive. Il loro solo vantaggio è che l’aria di Pandora è irrespirabile per gli umani che per entrare in contatto con i nativi creano degli avatar ossia dei corpi metà codice genetico Na’vi e metà codice genetico umano. Gli scienziati provano a battere la strada diplomatica per convincere la popolazione a spostarsi, mentre, sorpresa delle sorprese, i militari pensano di estromettere i nativi a suon di bombe. Per raggiungere lo scopo viene utilizzato Sully come infiltrato. Trattato da scemo un po’ da tutti, alla fine, a contatto con la cultura indigena si convertirà alla causa trovando anche l’ammore! Insomma, niente di nuovo sotto il sole almeno da un punto di vista del racconto, mentre se si parla del comparto tecnico e degli effetti speciali il risultato è piuttosto impressionante, ma se l’immaginifico non è degnamente supportato da una solida struttura narrativa o da interpretazioni interessanti e sfaccettate, quello che rimane è una visione sterile e fine a sé stessa. Avatar mi ha forse stupito, ma certamente non mi ha emozionato.

     

     

    Titolo: Avatar
    Anno: 2009
    Regia: James Cameron
    Interpreti: Sam Worthington, Zoe Saldana, Stephen Lang, Michelle Rodriguez, Sigourney Weaver

     

     

     

     

     

     

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