PRIMA STAGIONE
Avete presente quando state leggendo un libro e una pagina tira l’altra facendovi fare le ore piccole? Ebbene la prima stagione di The Killing, remake della serie danese Forbrydelsen, ha avuto su di me lo stesso effetto nonostante le premesse non siano originalissime: una studentessa, la diciassettenne Rosie Larsen, scompare e viene successivamente ritrovata morta annegata, seguono le indagini condotte dalla dimissionaria, causa imminenti nozze, Sarah Linden (Mireille Enos) e dal nuovo arrivato Stephen Holder (Joel Kinnaman) sostituto in fieri della Linden con un passato di agente sotto copertura nell’anti-droga. A questi si aggiungono la devastata famiglia della vittima composta da padre, madre, due fratelli piccoli e una zia e il consigliere Richmond che viene coinvolto nelle indagini durante la campagna per l’elezione del nuovo sindaco.

Fin qui, come detto, gli elementi tipici della costruzione di un “giallo” da risolvere sono tutti in campo, se non fosse che ogni personaggio ha qualcosa da nascondere o delle questioni in sospeso. Non esiste il bianco e nero, ma tutti sono immersi nei dubbi e in una zona grigia rispecchiata metaforicamente da una Seattle perennemente sferzata da una pioggia battente.
Sin dall’inizio ci si rende conto che The Killing non è una ordinaria serie come se ne vedono tante, sotto l’ovvietà dei fatti criminosi nasconde qualcosa di più prendendosi tutto il tempo realisticamente necessario a risolvere un caso che si complica mano a mano che le indagini vanno avanti. Sospettato scaccia sospettato e alla fine dei tredici episodi che compongono la prima stagione, il colpevole non viene assicurato alla giustizia come ci si aspetterebbe.

L’originalità, dunque, non risiede tanto nel plot narrativo, ma sulla scrittura e sulla costruzione dei personaggi iniziando dalla protagonista Sarah Linden che viene percepita come un reale investigatore, scevra di quegli stereotipi che caratterizzano generalmente le donne facenti parte delle forze di polizia. Sarah trascorre molto tempo da sola, assorta nei suoi pensieri, riflettendo sul caso e nonostante questo le sue intuizioni, a volte, si rivelano sbagliate come accade, immagino, nelle reali indagini. Linden è un personaggio interessante perché molto sfaccettato. Il fatto che sia una donna non fa alcuna differenza, il che è una novità nella usuale caratterizzazione delle donne detective.
Dall’altra parte dello spettro troviamo Stephen Holder, il novellino che ha tutto da imparare e che, a prima vista sembra incompetente, ma che si rivelerà essere importante per disvelare alcuni meccanismi che hanno portato alla sparizione e al conseguente omicidio della vittima.
The Killing fa dunque il suo sporco lavoro di serie incentrata su un mistero da risolvere, ma non ne viene limitata grazie al suo certosino lavoro sui caratteri dei principali protagonisti e ad un’atmosfera intrigante ed enigmatica.