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    QUI RIDO IO

    24-10-2021 16:56

    Paola Di Lizia

    FILM,

    QUI RIDO IO

    "Vincenzo m'è pate a me!" ovvero “Vincenzo è mio padre” la frase ricorrente della pièce teatrale Miseria e Nobiltà poi portata al cinema da Totò, può

    Tutto il mondo è teatro

    "Vincenzo m'è pate a me!" ovvero “Vincenzo è mio padre” la frase ricorrente della pièce teatrale Miseria e Nobiltà poi portata al cinema da Totò, può essere adottata come motto dell’ultima fatica di Mario Martone che racconta la parte conclusiva della vita artistica del commediografo e attore napoletano Eduardo Scarpetta (Toni Servillo) noto ai più per essere il padre naturale dei De Filippo ossia Titina, Eduardo e Peppino. E come ricordato all’inizio la figura dell’artista partenopeo è rappresentata come un capo famiglia-tribù composta da tre compagne, nove figli tra riconosciuti e illegittimi e dalla compagnia teatrale che sbancava regolarmente al botteghino con delle commedie che avevano come protagonista Felice Sciosciammocca alter-ego di Scarpetta.

    Il film prende il via agli albori del Novecento del secolo scorso: il successo dell’attore-autore è al culmine, Napoli è ai suoi piedi che incespicano però quando, dopo aver assistito alla rappresentazione della Figlia di Iorio di D’Annunzio decide di farne una parodia. Questa decisione gli inimicò non solo il Vate stesso che gli fece causa per plagio, ma anche una buona parte dei giovani scrittori del tempo anche molto importanti come Salvatore Di Giacomo. Nonostante la vittoria da lui riportata in tribunale, l’avvento di altre forme di intrattenimento, come il nascente cinema, lo portarono, dopo pochi anni, al ritiro dalle scene.

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    Per raccontare questa parabola il regista partenopeo ci mette grande cura, sia dal punto di vista scenografico che da quello interpretativo riuscendo a coinvolgere completamente lo spettatore che si ritrova a partecipare, se non a respirare, la polvere delle tavole del palcoscenico che la compagnia Scarpetta calpestava quotidianamente. E la scelta di usare il dialetto napoletano va completamente verso questa direzione che potremo chiamare naturalistica.

    Forse qualche taglio, in sede di sceneggiatura, avrebbe giovato. Penso, per esempio, al confronto Scarpetta/D’Annunzio un po’ forzato, bilanciato però, dal successivo incontro tra il commediografo e Benedetto Croce in cui, in una manciata di minuti, riesce ad esplicitare uno dei nodi narrativi più importanti del film: la differenza tra teatro popolare e teatro d’arte.

     

    Anno: 2021

    Regia: Mario Martone

    Interpreti: Toni Servillo, Maria Nazionale, Antonia Truppo, Lino Musella

     

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