La diva che volle essere attrice
Alida Maria Altenburger von Marckenstein und Frauenberg conosciuta ai più come Alida Valli quest’anno avrebbe compiuto 100 anni essendo nata il 31 maggio 1921 a Pula allora in Italia ed ora facente parte del territorio croato. Una cittadina del mondo (ha recitato in quattro lingue: italiano, inglese, francese e spagnolo) che ha attraversato con il suo cristallino talento e la sua indubitabile bellezza più di sessant’anni di cinema italiano ed internazionale avendo iniziato la sua carriera nel 1935 con un’apparizione nel film di Mario Camerini “Il Cappello a Tre Punte” ed avendola conclusa nel 2001 con “Semana Santa”. Valli sarebbe morta cinque anni dopo, il 22 aprile del 2006.
Se i suoi primi passi coincidono con l’esplosione del cosiddetto cinema dei “Telefoni Bianchi” (commedie sentimentali ambientate in contesto borghese) caratteristico del decennio precedente alla Seconda Guerra Mondiale che la rese famosa come “fidanzatina d’Italia”, è con “Piccolo Mondo Antico” del 1941, tratto dal romanzo di Fogazzaro, che la Valli si smarca da quei ruoli un po’ vacui dando prova, a soli vent'anni, di un’intensa e matura capacità recitativa nei panni di Luisa Rigey Maironi, prima moglie non accettata dalla famiglia del nobile marito e poi disperata madre. Durante il conflitto mondiale il cinema non si ferma e nemmeno la carriera di Alida che arricchisce il suo curriculum con una decina di titoli da “Addio Kira” fino ad “Eugenia Grandet” del 1946, ma è l’anno seguente a segnare un’altra svolta: vola negli Stati Uniti per firmare un contratto con il potente e tirannico produttore Selznick. Il primo lavoro? “Il Caso Paradine” del maestro del brivido Alfred Hitchcock in cui interpreta Maddalena una donna, accusata dell’omicidio del marito, affascinante ed enigmatica di cui, naturalmente, l’avvocato interpretato da Gregory Peck, si innamora perdutamente. A Hollywood interpreterà una manciata di altri film non particolarmente memorabili prima di rescindere, pagando una salatissima penale, il contratto-capestro che la legava a Selznick. Per Alida il decennio si conclude con una pietra miliare del cinema “Il Terzo Uomo” di Carol Reed in cui interpreta la malinconica ed infelice attrice Anna Schimdt.

Il ritorno in Italia avviene nei primi anni Cinquanta, un decennio che la porta a lavorare con due grandi: Luchino Visconti e Michelangelo Antonioni. Il primo nel 1954 con “Senso” le regala il ruolo, memorabile, della Contessa Livia Serpieri tragica figura di nobile veneziana pronta a tradire la causa dell’indipendenza italiana per amore del tenente austriaco Franz Mahler. Il secondo, nel “Il Grido” del 1957 le cuce addosso una figura di donna opposta alla contessa Serpieri. Qui Alida è Irma una popolana che lascia il suo compagno per un altro uomo, ne paga le conseguenze venendo pubblicamente schiaffeggiata, circostanza in cui mostra orgoglio e rispettabilità.

Negli anni Sessanta gli orizzonti si allargano: Alida lavora sia per cineasti francesi che spagnoli ed è del 1960 la sua prima incursione nel genere Horror con “Occhi senza Volto” di Georges Franju in cui un chirurgo arriva a rimedi estremi per aiutare la figlia che ha il volto sfigurato a causa di un incidente automobilistico. Dobbiamo però aspettare il 1970 per ritrovarla in un ruolo importante. Il regista che permetterà all’attrice di aggiungere un’altra perla alla sua galleria di personaggi indimenticabili sarà Bernardo Bertolucci nel film “La Strategia del Ragno”. Qui Alida è Draifa ex amante di un presunto eroe della resistenza che insinua dubbi nella mente del figlio che indaga sui comportamenti tenuti dal padre durante la guerra.
Gli anni Ottanta sono dedicati soprattutto alla televisione. Quello verso il piccolo schermo è un percorso per niente inusuale che accomuna le carriere di molti divi degli anni d’oro del cinema mondiale che per scelta, spesso economica, si “piegano” a lavorare per un media disprezzato dagli stessi per decenni.
Voglio però concludere il ricordo di questa attrice il cui tratto peculiare è una versatilità che possiamo ritrovare in pochi, con il ruolo che ha popolato di incubi le mie notti: la Miss Tanner di “Suspiria” (1977) di Dario Argento, una Signora Rottenmeier virata in nero e rosso sangue.
I cento anni dalla sua nascita e i quindici dalla sua morte, dunque, non hanno scalfito il ricordo delle decine di interpretazioni che Alida Valli ci ha regalato e che ci continua a regalare ogni volta che ci trasformiamo in spettatori.
