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    THE ENGLISH GAME

    22-08-2021 18:33

    Stefania Viceconti

    SERIE TV,

    THE ENGLISH GAME

    E' stato un vero piacere vedere “The English game”, la miniserie britannica targata Netflix che ci racconta l'evoluzio

    TUTTO CAMBIA...ANCHE IL CALCIO

     

    E' stato un vero piacere vedere “The English game”, la miniserie britannica targata Netflix che ci racconta l'evoluzione del mondo del calcio. Al centro della storia le vicende dello scozzese Fergus Suter (Kevin Guthrie), operaio in una fabbrica di cotone ma soprattutto primo calciatore professionista, il primo cioè a essere pagato per dare calci a un pallone. E che calci però! Si perché il nostro caro Suter è stato davvero un grande calciatore, difensore centrale, capace però secondo alcuni, di “trattare il pallone come un vero attaccante” e con una naturale propensione a leggere le partite. E' proprio grazie a lui che il calcio fa il salto di qualità e così da sport amatoriale diventa professionistico e in poco tempo viene esteso a tutte le classi sociali. Eh già...chi storce tanto il naso davanti a questo “ plebeo” sport forse non sa che nel XIX secolo giocavano a calcio solo i membri dell'alta borghesia e per di più senza alcuna remunerazione. Anche il calcio però non sfugge alla legge che regola l'universo...tutto cambia. Il football si sporca un po' e diventa un business, col tempo somiglierà sempre più al calcio di oggi amato e odiato al tempo stesso con i suoi cambi di casacca e il suo vendersi al migliore offerente che fa ancora tanto infuriare i tifosi più romantici.

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    E non rimaneteci male mi raccomando quando scoprirete che proprio il nostro caro Fergus, per motivi economici e personali, sarà il primo a cedere all'offerta migliore mandando su tutte le furie nemici e anche amici. Ad accompagnare Fergus nella sua splendida avventura calcistica altri personaggi come Martha (Niamh Walsh), la ragazza madre dal carattere forte di cui il protagonista non tarda a innamorarsi, il dolce e leale compagno di squadra Jimmy Love ( James Harkness), anche lui troverà l'amore sposando una giovane vedova ma ahimè sarà costretto prima del tempo a lasciare il calcio in seguito a un brutto incidente durante una partita. E infine Lord Arthur Kinnaird (Edward Holcroft), rivale di Suter ma solo sul campo, l'unico tra i gentil' uomini, tutti impegnati a mantenere il pallone tra i piedi dorati della nobiltà, a vederci lungo e a comprendere che il calcio stava cambiando! Allora cari lettori, amanti o no del dio pallone, mi sento di consigliarvi questa raffinata serie TV, tenendo sempre presente però che PANTA REI, tutto cambia, nessuno escluso, neppure il buon vecchio calcio!

    UN PO' DI STORIA NON GUASTA

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    Fergus Suter, James Love, Lord Arthur Kinnaird, sono esistiti tutti e tre ma per dovere di cronaca bisogna dire che i loro personaggi sono stati un po' romanzati. Niente paura succede spesso in televisione e al cinema. Mi tocca quindi ora fare la parte della cattiva e dire la nuda e cruda verità. Cominciamo con lo scozzese Fergus Suter. Lascia si una maglia per un'altra ma non per riscattarsi da una vita misera e da un padre violento e alcolizzato. Per cosa allora? Solo per il “vil denaro”. La paga di uno scalpellino, era questo il suo vero mestiere niente telai quindi per Fergus, sarà stata di certo più bassa rispetto allo stipendio di un calciatore professionista. Possiamo stare tranquilli però...siamo lontani anni luce dalle cifre del calcio attuale. Comunque Suter era bravo davvero e vinse per ben tre volte consecutive la FA Cup, la competizione di calcio più antica al mondo. E che dire di James Love? Scozzese anche lui, sommerso dai debiti, con i creditori davanti casa e con un ordine di arresto sulle spalle era fuggito a Darwen dove cominciò a giocare. Si conclude però presto la sua carriera calcistica ma non per una brutta frattura alla gamba ma perché nel 1880 decise di arruolarsi nella Marina Britannica imbarcandosi alla volta dell'Egitto. Morirà qui solo due anni dopo a causa di febbre enterica. E ora veniamo al grande Kinnaird, “prima vera stella del calcio”. Inglese ma di origini scozzesi fu uno sportivo a tutto tondo amante anche del tennis, del nuoto, della canoa e della corsa. Fu il pallone però conquistarlo. Non molto alto ma robusto prediligeva lo scontro diretto con l'avversario, uno stile forse poco elegante ma che dava buoni risultati. Giocò in tutti ruoli, anche in porta. E fece anche l'arbitro. Di FA Cup, che lui contribuì a fondare insieme a un altro importante protagonista del calcio britannico Charles Alcock, ne vinse ben cinque. Dedicò la sua vita anche a aiutare il prossimo sostenendo economicamente, e non solo, gli orfanotrofi. Nel tempo libero infatti insegnava presso questi istituti e organizzava per questi sfortunati ragazzi partite di calcio. Attenzione però...il Kinnaird della serie TV tutto in favore degli operai non corrisponde a verità. Per il nostro caro Lord il talento, la passione, lo spirito di competizione e lo stesso diritto di giocare erano e dovevano restare prerogative dell'alta società. Osteggiò quindi il professionismo, convinto che i soldi col tempo avrebbero rovinato il calcio. Aveva ragione? A voi l'ardua sentenza!

     

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