CAPITANO O MIO CAPITANO!
La seconda prova televisiva del connubio tra Disney e Marvel Cinematic Universe parte, come il suo predecessore, dal mondo post Endgame con il ritorno di tutti coloro che per lo schiocco di Thanos si erano volatilizzati. E se Wandavision esplorava una problematica individuale attraverso l’elaborazione del lutto di Scarlet Witch, The Falcon si concentra su temi più collettivi e prettamente politici pur raccontando principalmente le vicissitudini di Sam Wilson (Anthony Mackie) – Falcon e James “Bucky” Barnes (Sebastian Stan) – il Soldato d’Inverno. Entrambi i protagonisti, in modi diversi, si trovano ad affrontare dei dilemmi personali che però avranno conseguenze anche sugli altri. Sam, a cui Captain America ha passato lo scudo decide di non afferrare la torcia sentendosi non meritevole, almeno per il momento. Bucky è ancora perseguitato dal fantasma del sé stesso spietato assassino al soldo dell’Hydra e con l’aiuto di una terapista, cerca di fare ammenda.

Si ritroveranno a fare squadra, prima diffidando l’uno dell’altro e infine creando un solido legame di amicizia, dovendo combattere contro la minaccia del Flag Smashers, gruppo sovversivo di super-soldati il cui obiettivo è eliminare ogni confine nazionale e dovendosi confrontare, volenti o nolenti, con l’arrivo del nuovo Captain America John Walker (Wyatt Russell). Come per Wandavision coloro che non hanno dimestichezza con l’universo Marvel avranno più di una difficoltà a seguire il dipanarsi della vicenda, gli appassionati del genere invece saranno intrattenuti con alti e bassi e con ottime sequenze d’azione, ma non solo. Non si rinuncia, seguendo le tracce della controparte fumettistica, ad affrontare questioni serie come il razzismo, il suprematismo, la minaccia terroristica, il problema dei rifugiati e a servirsi delle convincenti interpretazioni di Mackie e Stan incarnazioni di due tipi contrapposti e complementari allo stesso tempo: l’estroverso, tenace ed ottimista Wilson e l’introverso, tormentato, ma disposto a redimersi Barns. E non vogliamo dare merito a Daniel Bruhl per aver ripreso i panni di Zemo, pardon Barone Zemo, e averlo mostrato sotto un’altra luce, sottilmente sarcastico e ingegnosamente ambiguo?

E i difetti? Ce ne sono naturalmente, soprattutto nella costruzione di alcuni personaggi in primis l’irritante leader dei Flag Smashers Karli Morgenthau (Erin Kellyman). Non so se sia colpa dell’attrice che ha il carisma di un palo della luce o della scrittura scialba, ma le sue motivazioni riassunte nel motto “Un Mondo, un Popolo” perdono tutta la loro forza quando la furba decide che uccidere innocenti non sia più un problema. Altri tasti dolenti sono il lapalissiano colpo di scena riguardante Sharon Carter (Emily VanCamp) e il doppio carpiato di Walker il cui senso di inadeguatezza nel vestire i panni del Capitano era stato ben rappresentato fino alla “normalizzazione” del finale.
La Casa delle Idee, pur non centrando completamente il bersaglio inserisce un'altra tessera al mosaico di pregio a cui si aggiungeranno tra poco altri pezzi che si spera manterranno alta l’asticella della qualità fin qui dimostrata.