EPPUR MI SON SCORDATO DI ME!
Tratto molto liberamente dal romanzo “Un uomo senza volto” di Robert Ludlum (per una versione più accurata rivolgersi ad “Identità bruciata” film per la tv del 1988 interpretato da Richard Chamberlain), The Bourne Identity si apre con un corpo galleggiante nel Mar Mediterraneo a cui presta le fattezze quel pacioccone di Matt Damon (non il primo a cui si pensava quando si doveva realizzare un film d’azione, ma Brad Pitt e Stallone avevano declinato l’invito e lui si è talmente impegnato nel ruolo al punto dal voler girare delle scene senza controfigura “à la Tom Cruise”).

Il succitato viene soccorso da un peschereccio italiano e poiché non ha memoria, ma un gran culo, dell’equipaggio fa parte Orso Maria Guerrini ovvero Giancarlo, un pescatore che nelle vesti di Allegro Chirurgo estrae dalla schiena dello sconosciuto, insieme ai classici proiettili, una piccola capsula che riporta una sequela di numeri che suscita nella mente del nostro molti interrogativi: che cosa mai indicherà la cifra? Delle coordinate? Il numero di telefono più lungo del mondo? O forse un conto bancario? Come mai non mi ricordo una cippa, ma so parlare quasi tutte le lingue del globo terraqueo? Perché quando arrivo a Zurigo (quindi si stabilisce che trattasi di un conto bancario e quando si parla di pecunia tutte le strade portano in Svizzera), difendendomi da due guardie elvetiche scopro che sono tanto versato nella lotta che Bruce Lee mi spiccia casa? Perché la cassetta di sicurezza contiene un’ingente quantità di vil denaro, una pistola e documenti recanti varie identità? Che farò mai per guadagnarmi la pagnotta?
Non potendo dare risposta alle scottanti domande e non avendo portato un argomento a piacere, il Matteo decide di essere Jason Bourne residente a Parigi. E qui comincia la vera e propria avventura: ricercato per aver malmenato i due agenti, si rifugia nell’ambasciata USA, ma è una trappola (lui non sa chi è lui, ma la perfida CIA lo sa benissimo).
Giasone, che te lo dico a fare, riesce a fuggire finendo in un vicolo dove incontra Marie una ragazza tedesca che dopo una breve contrattazione – ti do 20.000 dollari per accompagnarmi nella capitale francese. Parigi val bene una messa ed io ho bisogno di soldi e tu hai bisogno di un interesse amoroso – accetta l’allettante proposta.

E così si parte con alle calcagna spietati assassini che il nostro fa fuori uno ad uno scoprendo, con intensa meraviglia dello spettatore, di far parte anche lui della combriccola di sicari super addestrati, ma non sia mai ricordasse qualcosa, deve essere eliminato poiché potrebbe spifferare tutte le magagne dell’operazione Treadstone.
Insomma, al netto di qualche inverosimiglianza, il film ha il suo punto di forza nelle scene di pura azione, soprattutto nei combattimenti corpo a corpo che hanno un sapore documentaristico grazie alla scelta del regista Doug Liman di girare intere sequenze utilizzando la camera a mano, facendo entrare lo spettatore, perdonatemi la ripetizione, nel cuore dell’azione. E se il reparto tecnico è ottimo, non se la cavano male nemmeno gli attori: di Matt Damon abbiamo parzialmente già detto, il suo volto gommoso forse non si adatta benissimo a rappresentare una feroce “macchina da guerra”, ma sa bene interpretare lo smarrimento di un uomo diviso tra quello che era e quello che vuole essere.

Franka Potente conferisce a Marie, anche lei incompiuta come Bourne, un’umanità rara e dà un nuovo significato al consueto personaggio femminile non più di contorno (anche se la storia d’amore Bourne/Marie è in verità un po’ forzata). Ottimi comprimari Chris Cooper e il solito mefistofelico Brian Cox che se pur in una piccola parte, contribuisce al rovesciamento di fronte, questa volta inaspettato, del finale.
Titolo originale: id.
Anno: 2002
Regia: Doug Liman
Interpreti: Matt Damon, Franka Potente, Chris Cooper, Brian Cox